Detroit : Become Human

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Detroit: Become Human, un videogioco raffinato

Un mondo molto articolato, strutturato e profondo

Detroit: Become Human
(Ultimo aggiornamento: 5 Giugno 2018)

Il 25 maggio 2018 la Sony Interactive Entertainment ha pubblicato in esclusiva per Playstation 4 “Detroit: Become Human”. Il videogioco, sviluppato dalla Quantic Dream, ha un sistema di scelte piuttosto affine a quelli sviluppati precedentemente dallo stesso studio (Heavy Rain e Beyond: Due anime). Il gioco offre infatti diversi finali e la trama può prendere sviluppi molto differenti a seconda delle scelte del giocatore.  Si riallaccia al contesto proposto da Quantic Dream nella tech demo Kara (7 marzo 2012), mantenendosi sempre sull’altissimo livello di qualità dei lavori già sviluppati dal prestigiosissimo e pluripremiato studio. Senza dubbio, infatti, Detroit: Become Human si distingue per una delle migliori grafiche mai apparse su PS4 e PS4 Pro. La sua grande varietà di intrecci e le sue grandissime possibilità di sviluppi a livello di trama, lo rendono uno dei giochi tra i più longevi e rigiocabili tra quelli pubblicati ultimamente. Ci si tiene fedeli alla linea di David Cage e dei suoi videogiochi sempre più simili a veri e propri film interrativi.

La grande particolarità del gioco sta sicuramente nella profondità con cui affronta tematiche molto complesse tanto dal punto di vista concettuale, che da quello emozionale. Non ci si approccia a “Detroit: Become Human” con l’intento di passare un pomeriggio di svago in totale leggerezza, al contrario, avvicinandosi a questo gioco ci si immergerà in un mondo molto articolato, strutturato e profondo, che non può non ingenerare nel giocatore riflessioni ed emozioni molto complesse.

Detroit: Become HumanIl videogioco è ambientato negli Stati Uniti d’America, in Michigan, in un futuro prossimo. È il 2038 e il Michigan, un tempo terra di grandi case di produzione automobilistica, oggi vive una nuova rinascita economica grazie alla Cyberlife. La Cyberlife è una grande azienda, che è riuscita ad assicurarsi il brevetto per la produzione di androidi, di cui è leader mondiale. Gli androidi antropomorfi prodotti da questa azienda vantano un’intelligenza artificiale raffinatissima e sono capaci di svolgere praticamente qualsiasi ordine venga loro impartito. Il sistema economico mondiale ne risulta ovviamente scosso: questa rivoluzione nella produzione ha gravissime conseguenze sull’occupazione e non solo, porta proprio l’uomo a ripensarsi di fronte alla macchina, a riflettere sul ruolo degli androidi nella società del futuro.

Tre sono gli androidi intorno ai quali ruota la storia: Markus, l’assistente di un ricco artista con problemi di salute, Kara, una colf androide e Connor un prototipo di androide molto avanzato in dotazione alla polizia. I tre sono molto personaggi molto differenti tra loro, eppure sono tutti uniti da una sorta di “errore di fabbrica” che li porta a rielaborare i dati esterni al punto tale da vivere emozioni similissime a quelle degli esseri umani. Vivranno una lunga serie di avventure, mossi dallo spirito di un’impellente rivoluzione, ma anche dai loro dubbi, dalle loro crisi, dalla loro volontà di disubbidire, dal loro essere “umani, troppo umani”.

Questi robot creeranno legami profondissimi con gli esseri umani e li aiuteranno proprio con una sorprendete empatia, venendo messi anche di fronte a situazioni psicologiche limite. Connor sarà un compagno fondamentale per il poliziotto Hank Anderson. Il degrado dei personaggi umani è dato da tantissimi episodi. Anderson, per esempio, tenta la più rischiosa delle sfide. Gioca alla roulette russa, la versione mortale di quello che è un diffusissimo gioco di probabilità, la cui paternità viene attribuita al filosofo francese Blaise Pascal. Possibilità e riflessione esistenziale si intersecano.

Tutto viene sempre raccontato dal punto di vista degli androidi, lasciandoci spiazzati, facendoci immergere in una prospettiva inedita quanto avveniristica. Non possiamo non entrare in empatia con quegli androidi segregati, marchiati, sfruttati eppure così simili a noi. Moltissimi i riferimenti letterari cui il videogioco attinge: il “Cacciatore di androidi” di Philip K.Dick o alle “Tre leggi della robotica” di Isaac Asimov. Ovviamente il pensiero non potrà che andare agli androidi di Blade Runner, ma fa piacere vedere nuovamente la grande riflessione sulle intelligenze artificiali, sul loro statuto, sul loro ruolo e riconoscimento sociale declinata nella forma di un videogioco tanto raffinato.

Detroit: Become Human

Appassionata di giochi di ruolo giapponesi, genere che ha scoperto grazie alla saga Final Fantasy e approfondito con i capolavori usciti negli ultimi anni, s’interessa al retrogaming, rigiocando vecchie glorie come Monkey Island, Prince of Persia o vecchi capolavori marchiati Nintendo. Antonella comincia il suo percorso giornalistico in Italia, lavorando con Gamerepublic, PS Mania e Pokémon Mania. Si trasferisce in Francia per studiare la programmazione web : grazie a questo percorso anomalo ecco che nasce Game Universe.

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